Fobia sociale: quando la timidezza diventa una malattia
Quando si parla di fobia sociale – o di ansia sociale – si inquadra un disturbo che, a livello mondiale, viene identificato con il codice ICD 10. Quali sono i sintomi? Come si affronta? Se vuoi sapere qualcosa di più in merito, seguici nelle prossime righe.
Cos’è la fobia sociale
Con l’espressione fobia sociale si inquadra il disturbo tipico di chi ha paura di essere oggetto di giudizi negativi in una situazione di condivisione generale o nel momento in cui svolge un’attività davanti ad altre persone.
Questo porta a temere le situazioni sociali in generale e, quando queste si avvicinano, a vivere momenti all’insegna della paura e dell’ansia. Quando riesce, il soggetto che soffre di ansia sociale tende ad evitare tali contesti.
Nei casi in cui non ha modo di attuare il suddetto comportamento di evitamento, vive le situazioni di condivisione sociale con un’ansia estremamente accentuata. Tutto questo ha chiaramente delle ripercussioni forti sia sulla vita di relazione, sia su quella lavorativa.
Come si diagnostica il disturbo da ansia sociale
Per poter parlare di diagnosi di fobia sociale, il terapeuta deve avere a che fare con una persona che manifesta i sintomi sopra ricordati da almeno 6 mesi. Un altro aspetto degno di nota è l’esclusione dell’assunzione di sostanze stupefacenti, che possono provocare alcuni tra gli effetti elencati nel paragrafo precedente.
Le varie tipologie di fobia sociale
Quando si parla di fobia sociale è necessario ricordare che esistono diverse tipologie di questo disturbo. Si parla di preciso di fobia sociale specifica e di fobia sociale generalizzata. Nel primo caso, il soggetto ha problemi solo in contesti molto specifici, come per esempio le serate in compagnia degli amici o le lezioni universitarie. Nel caso della fobia sociale generalizzata, il problema coinvolge invece praticamente tutte le situazioni in cui la persona si trova a condividere dei momenti con altri.
I numeri del disturbo
L’ansia sociale è un disturbo d’ansia tutt’altro che raro. Per dare qualche numero in merito si può ricordare che in Europa ne soffrono tante persone, circa il 2,3% della popolazione. Un punto su cui vale la pena soffermarsi riguarda il fatto che, in molti casi, chi vive i sintomi che abbiamo elencato non si rivolge a un terapeuta. Il motivo di questa (non) scelta è molto semplice: chi sperimenta in prima persona la fobia sociale tende a sottovalutare la situazione, convinto di essere una delle tante persone eccessivamente timide.
Può capitare anche che chi vive il problema dell’ansia sociale si vergogni della sua situazione. Il fatto è che, secondo gli esperti, le statistiche sarebbero caratterizzate da numeri ben più alti rispetto a quelli ufficiali.
Come intervenire
Le persone che vivono in prima persona i sintomi del disturbo di fobia sociale dovrebbero rivolgersi a uno psicoterauta. Il professionista in questione è infatti in grado di intervenire con i giusti strumenti e, come sopra ricordato, di effettuare la diagnosi.
In questi casi, può rivelarsi molto utile il ricorso alla terapia cognitivo comportamentale. L’orientamento in questione, tra i più diffusi in generale e apprezzato anche per la sua rapidità, si basa sulla convinzione di una connessione profonda tra il modo in cui pensiamo e le nostre azioni.
Tramite tecniche come la ristrutturazione cognitiva, il terapeuta è in grado di guidare il paziente verso una risoluzione della situazione che gli procura disagio – chi soffre di fobia sociale può infatti sperimentare anche gli attacchi di panico – aiutandolo a capire la natura disfunzionale dei propri pensieri.
Concludiamo ricordando che, se si ha intenzione di dare una svolta alla propria quotidianità e di dire addio a questa problematica, l’empatia con il terapeuta conta tanto, motivo per cui è bene incontrarne un paio e valutare quello con cui ci si sente più a proprio agio.